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XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Luigi Ciotti: "Il nostro 21 marzo"

Il Paese si mobilita nella piazza virtuale per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie.

C’è un’Italia che si ribella all’indifferenza, all'illegalità, alle mafie e alla corruzione che devasta i beni comuni e ruba la speranza. Un’Italia consapevole che la convivenza civile e pacifica si fonda sulla giustizia sociale, sulla dignità e la libertà di ogni persona. Un paese che restando a casa con il pensiero e la vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere questo terribile virus, curando e salvando ammalati. Un'Italia che anche questo 21 marzo si è mobilitata nella piazza virtuale dei social per ricordare i 1023 nomi delle vittime innocenti delle mafie.

Nella XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa da Libera e Avviso Pubblico in migliaia hanno postato la foto del nome della vittima e un un fiore, da Lampedusa al Trentino, bimbi, anziani, giovani, associazioni, parrocchie, cooperative hanno risposto alla campagna di Libera.

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"Palermo era pronta per raccogliere e per accogliere al meglio migliaia di persone. Ma sarà pronta altrettanto a ottobre. Ha detto Luigi Ciotti in un videomessaggio. Oggi siamo chiamati  a far la nostra parte, adottando comportamenti responsabili, seguendo tutte le misure necessarie. Spero che questo virus sia al più presto contenuto e debellato ma… attenzione!

Il ritorno a una vita sociale “normale” non faccia dimenticare gli altri virus che da lunghi decenni infestano il nostro Paese: parassiti a cui troppi hanno fatto l’abitudine sottovalutandone il danno: le mafie, la corruzione, le ingiustizie sociali, lo smantellamento dei diritti, una democrazia pallida, la distruzione ambientale. La speranza è che l’emergenza sanitaria ci apra gli occhi anche su questi virus e sulla mancanza di anticorpi etici che li hanno resi forti: indifferenza, egoismi, opportunismo, neutralità, rassegnazione, delega. E’ molto bello questo continuare a comunicare a distanza: i contatti attraverso il web, il cantare insieme dalle finestre e dai balconi, ma questo bisogno di colmare le distanze non ci faccia dimenticare le distanze che esistevano e continuano ad esserci. Parlo delle distanze sociali ed economiche.

Mafie forti e potenti

Il senso di solidarietà che proviamo adesso sotto la minaccia del virus deve insomma sopravvivere al virus, trasformarsi in un impegno collettivo per costruire un modo più giusto, più umano, più uguale; un mondo senza muri, un mondo che permette e promuove la prossimità. Perché mai come in questo frangente storico, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti. Potenti perché insediate in un sistema economico e finanziario che, se non criminale, è criminogeno e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l’accesso in un intreccio di omissioni, “distrazioni” e complicità. Ed ecco non solo le “zone grigie” ma l’osmosi che si è creata fra legale e illegale: da un lato mafie flessibili, reticolari, imprenditrici e sempre più globali; dall’altro la corruzione e la mafiosizzazione di vaste parti di società e dei poteri che le rappresentano. E’ evidente che la lotta alle mafie ha bisogno non solo di un maggior impegno ma di un nuovo paradigma che non è uno “schema” ma una sintesi sempre aperta e mobile di un modo d’essere e di vivere l’impegno, dettato da nuove e più profonde consapevolezze. Consapevolezza sempre maggiore che il contrasto prima che repressivo deve essere sociale, educativo, culturale, etico.”

 
 

Ricordali tutti per nome

“Un memoria viva - ha concluso il presidente nazionale di Libera - che si traduce ogni giorno in responsabilità e impegno. Dobbiamo ricordarli per nome: un nome è lo scrigno della nostra unicità e diversità. Ogni nome racchiude storie, speranze, incontri, emozioni. Sperare” si declina soltanto al plurale. Singolarmente possiamo al massimo desiderare che le cose cambino, ma è solo il “noi” a trasformare il desiderio in speranza e la speranza in impegno per realizzarla. La speranza è un cammino da percorrere e, prima ancora, da tracciare insieme. La speranza è di tutti o non è speranza.”


Fonte: https://www.libera.it/schede-1265-luigi_ciotti_il_nostro_21_marzo


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