Vittorio Marangon, se ne va un pezzo di storia delle ACLI
Marangon fu uno dei fondatori, nel 1951 a Padova, di quello che fu il primo centro formativo Enaip (Ente Acli istruzione professionale) della regione. «Erano anni importanti per la nostra città e il paese intero - commenta Gianni Cremonese, presidente delle Acli di Padova -: anni di rinascita dalla guerra, una rinascita faticosa per la quale Marangon diede il proprio contributo attraverso un impegno sociale e politico che l’ha visto attivo fin da giovane nel movimento cattolico».
E per ripartire occorreva, anche allora, ricominciare dal lavoro, puntando a costruire un rapporto tra la fabbrica e l’istruzione: perché insegnare un mestiere ai ragazzi era il primo passo. «Il primo centro di formazione professionale di Enaip nasce a Padova proprio grazie alla lungimiranza di persone come Vittorio, e ad alcuni illuminati imprenditori del territorio, oltre naturalmente all’allora vescovo Girolamo Bortignon, che più tardi donò l’immobile dove tuttora si trova la sede di Enaip Veneto all’Arcella» racconta Antonino Ziglio, amministratore delegato di Enaip nazionale, che aggiunge: «Vittorio è la memoria storica di Enaip Veneto, ma anche di tanta parte della storia del movimento cattolico padovano».
Dopo quel centro, altri ne nacquero a breve a Piove di Sacco, Cittadella, Este…, con corsi rivolti a meccanici, saldatori, muratori. Giovani e adulti che uscendo da quei percorsi trovavano subito lavoro, anche in grandi industrie italiane, come la Fiat, che assumevano senza indugio le maestranze venete proprio grazie alla loro preparazione e alle loro competenze.
Ma l’impegno politico e poi sociale di Marangon, in particolare nel movimento cattolico, era partito già diversi anni prima, un impegno che egli ha saputo e voluto tener vivo fino alla fine: «Un mese e mezzo fa la mia ultima telefonata con Vittorio – ricorda Cremonese -, in cui mi confermava la propria disponibilità in occasione del settantesimo anniversario delle Acli padovane, nel 2015».
Partigiano della Resistenza fin dall’8 settembre del ‘43, nel 1945, a soli 24 anni, è “sindaco della Liberazione” a Cervarese Santa Croce, dove è maestro in una scuola elementare, e poi per circa quindici anni ancora a Cervarese e a Selvazzano Dentro. Nello stesso anno entra nel circolo Acli di Montemerlo, qui inizia a insegnare agli operai disoccupati e nei corsi serali per adulti per contrastare il diffuso fenomeno dell’analfabetismo e permettere loro di conseguire la licenza elementare: un passaggio fondamentale per trovare lavoro. Erano gli anni di quella che in un suo libro definisce “la seconda fase” della storia del movimento cattolico padovano, che partendo dal ’45 arriva fino al dissolvimento della DC: anni in cui – se prima era prevalso l’impegno sociale – i cattolici passano alla partecipazione politica.
Nel 1958 Marangon entra nelle Acli come consigliere dell’associazione provinciale, nella quale resta impegnato per oltre trent’anni ricoprendo anche il ruolo di presidente dal 1966 al 1970 e poi di nuovo dal 1976 all’83; dal 1972 al 1975 è invece presidente delle Acli regionali del Veneto. Alla fine degli anni ’70 forte l’impegno di Marangon per riaffermare i valori dell’unità sindacale, è tra gli interlocutori privilegiati, insieme alle Acli di allora e alla pastorale diocesana del lavoro, di quel dialogo che Danilo Polato, al tempo segretario della Cgil di Padova, riteneva fondamentale «per costruire un’unità tra cattolici e sinistra».
Ai temi e agli ambiti del suo impegno sono dedicati i suoi scritti, tra i quali ricordiamo “Chiesa padovana e impegno sociale dall’Unità al Vaticano II”, in P. GIOS (a cura di) Le scelte pastorali della Chiesa padovana da Giuseppe Callegari a Girolamo Bortignon (1883-1982)” (1992) “Resistenza padovana tra storia e memoria”(1995) e “Il movimento cattolico padovano” (1997), entrambi editi dal centro studi Ettore Luccini.